La struttura della chiesa
L'attenta visitazione delle forme, delle strutture e dei materiali architettonici costituisce la parte più suggestiva e significante della sosta in questo luogo. Oltre a una dettagliata descrizione dei vari elementi costruttivi, daremo anche alcune tracce per una lettura simbolica e spirituale degli stessi, secondo la tradizione ispirativa medioevale.
La pianta e la sezione longitudinale permettono di evidenziare alcuni degli aspetti architettonici più caratteristici del tempio che rivela un'impostazione piuttosto articolata e che presenta una puntuale somiglianza con altre abbazie cluniacensi lombarde. All'interno la chiesa si presenta a tre navate, coperte interamente da un tetto a capriate lignee in vista. Il transetto, non eccedente, è a crociera nella parte centrale, su cui si innalza la torre campanaria.
La pavimentazione, frutto di un rifacimento paziente e oculato in anni recenti, è costituita parte da pietra nera e parte da pietra rosata. In origine, essa era forse in terra battuta o in cotto e complanare, tranne che nella zona absidale. Dopo il restauro del 1910-1911 il pavimento ha ricevuto l'attuale sistemazione, che comprende: un piano a quota zero corrispondente all'area occupata dalle tre navate antecendenti lo pseudotransetto; un piano rialzato di un gradino in corrispondenza del solo pseudotransetto; un piano, cui si accede attraverso altre due alzate, che forma la zona presbiterale antecedente le tre absidi; un ultimo pavimento che occupa solo il rettangolo e l'emicerchio absidali.
Le tre absidi semicircolari che concludono le navate sono precedute, in quella centrale, da un presbiterio irregolare, a base quasi quadrata, coperto a crociera e da una volta a botte deigradante; e in quelle laterali da due vani quasi quadrati, anch'essi irregolari e coperti a crociera e che corrispondono al transetto di un primitivo sacello.
La separazione delle tre navate è data da due file di quattro colonne a stretto diametro, che reggono le alte compagini murarie, e da quattro poderosi pilastri quadrilobati ai quali è affidato il peso della torre. Una particolarità dello pseudotransetto è che i due bracci laterali sono divisi dalla zona centrale da una colonna e da due arcate di comunicazione per parte; non solo, ma la presenza del campanile determina una asimmetria: l'arco traverso che introduce nel braccio destro è fortemente obliquo ed è impostato su una semicolonna addossata alla parete, mentre la volta della campata di sinistra poggia su un più leggero capitello incassato a mensola nel muro. Tutto questo indica che la costruzione della torre dovette arrecare alcune difficoltà statiche soprattutto nella parte a mezzogiorno, che venne appunto rinforzata da questo pilastro a semicolonna e, in tempi recenti (1911), da un contrafforte visibile esternamente nel chiostro.
Le decorazioni sono ridotte al minimo e tutta l'attenzione è catturata dalla nitida scansione dei volumi che emerge dai sostegni cilindrici, dagli archi a ghiera semplice e dal succedersi delle capriate lignee.
Le murature sono molto eterogenee. Nelle navate laterali i conci sono irregolari, appena sbozzati e messi in file orizzontali. Anche le compagini murarie della zona absidale risentono di questa irregolarità. Del resto, queste superfici dovevano essere in origine totalmente affrescate, a giudicare dai vari frammenti rimasti; fa eccezione la curva absidale, dove, invece, le pietre sono a corsi orizzontali regolari con qualche tentativo policromo dato da tre file di arenaria grigia.
La navata centrale assume tutto un altro aspetto sia nell'uso rigoroso di una stessa vena di arenaria, sia nella perfetta regolarità dei conci sistemati in corsi perfettamente orizzontali. Qua e là sono inserite pietre lavorate a rilievo con figure geometriche trapezoidali, quadrate, a spirali; altre presentano segni più o meno complessi ancora non decifrati. L'ipotesi più attendibile sulla loro origine le identifica con emblemi delle maestranze e delle corporazioni organizzate dei costruttori e dei lapicidi. Le alte e serrate arcate sono sostenute da sottili colonne monolitiche.
I capitelli sono in parte di tipo cubico, ornati da volute rustiche
e arcaiche schiacciate come solchi; in parte sono lavorati con lobi
aggettanti o sporgenti e con elementi naturalistici stilizzati. Due
sono di fattura romana e qui collocati di riporto da un tempio
distrutto.
Sopra ogni capitello, e prima dell'attacco dell'arco, vi sono alti
pulvini tronco-piramidali. Le colonne poggiano su basi formate da un
piccolo toro, un listello, un'ampia scozia e infine un poderoso toro
unghionato poggiato su un plinto a base quadrata. Alla ricca
articolazione interna fa riscontro una maggiore austerità esterna.
All'interno essa si traduce, come abbiamo visto, in una sapiente
alternanza di pieni e di vuoti e in un calibrato gusto cromatico
giocato valendosi di due materiali diversi: il grigio ferro e il
giallo chiaro di due diverse vene di arenaria locale, nota col nome
di pietra di Mapello. La prima predomina nella navata verso il lato
ovest sottolineandone la severità, mentre la seconda con la sua
tinta calda anima soprattutto il complesso delle tre absidi e del
presbiterio.
All'esterno il gioco delle strutture imprime un carattere di vera eleganza e insieme di calibrata volumetria. Ciò è visibile soprattutto dalla parte delle tre absidi, dove è possibile cogliere l'espressione più autenticamente originale della chiesa. Qui scompare la successione dei tetti delle navate minori, che terminano contro lo pseudotransetto; mentre emerge l'imponente verticalità della torre che, innestata nel corpo dell'edificio, si staglia con il suo netto volume.
L'abside maggiore è solcata da quattro semicolonnine a stretto
diametro senza capitello. Esse poggiano su un leggero basamento e
scandiscono la superficie in cinque scomparti; in quelli centrali
trovano posto tre finestrelle. Tali monofore sono piccole, a doppio
strombo con piano piatto, costituite da due spalle in un unico
concio di pietra e sormontate da un archivolto monoblocco la cui
ghiera, particolarmente curata, porta incisi motivi geometrici e
volute stilizzate.
Gli archetti sono ciechi e in numero di cinque nei tre scomparti
centrali e quattro nei due scomparti estremi. La loro forma è
regolare e formata da piccoli conci di cotto. Le piccole mensole
sono in pietra a tronco di piramide affusolato. L'archeggiatura
sorregge una cornice sporgente senza decorazioni; mentre la parte
sottostante si arricchisce di elementi decorativi tramite una fila
di cotto disposta all'altezza dei peducci dell'archeggiatura e le
figure incise sulle ghiere delle monofore e sui conci trapezoidali
affiancati agli archivolti. Il materiale è irregolare, costituito da
conci piccoli e grandi su corsi orizzontali con prevalenza di pietre
più grosse nella parte inferiore dell'abside. Il semicono di
copertura è costituito da pietre regolarmente disposte. Le absidi
minori hanno caratteristiche analoghe a quella maggiore. Due
semicolonnine dividono la superficie in tre scomparti e incorniciano
le piccole monofore, a doppio strombo più corto; il piano è piatto e
a sezione tonda all'esterno più profondo, a piano inclinato e a
sezione rettangolare internamente. Le ghiere, un po' più aggettanti
delle due monofore, sono decorate da bassorilievi con
parallelepipedi a scacchiera (abside di settentrione) e con piccole
semisfere (abside meridionale). La compagine muraria che forma
l'estremità orientale della chiesa, e nella quale si innesta
l'abside maggiore (capocroce), emerge con la sua forma a spioventi e
denota una tecnica costruttiva coerente con le tre absidi: pietre
disposte in corsi orizzontali con la presenza qua e là di frammenti
e scaglie di cotto. Qui l'archeggiatura è formata da piccoli conci
di pietra con peducci sottili e affusolati. Tra l'archeggiatura e il
poco aggettante cornicione vi sono tre corsi irregolari di pietre e
una fila di mattoni in cotto posta a zig-zag. L'archeggiatura si
ripete sulle sommità dei paramenti a capanna dei primitivi transetti
con le stesse prerogative sopra accennate. Sopra questi vi è
un'anomalia costruttiva formata da due blocchi triangolari di
arenaria grigia di pietra, forse della primitiva facciata, forse
messi all'epoca "dell'aggiunta" per "contraffortare" la "torre"
campanaria. Internamente infatti non hanno alcuna corrispondenza
architettonica.
Il transetto, verso mezzogiorno, ha anch'esso, sotto il cornicione,
un motivo di mattoni a zig-zag e due piccole monofore a doppio
strombo. I fianchi della chiesa, corrispondenti alle navatelle
laterali, furono edificati nel 1130 circa, con una minor cura
estetica e con mezzi più semplici. Oltre a questo, va sottolineato l'intervento restaurativo degli
inizi del '900: ultimo, in ordine di tempo, di una serie di
modificazioni, a volte infelici a volte discrete e rispettose,
effettuate, per citare le più importanti, nel 1479, per un restauro
ai fianchi; nel 1568, per opere di manutenzione; nel 1604, per un
intervento che alterò le primitive proporzioni innalzando il tetto e
aprendo finestre in facciata e sul fianco destro; nel 1618, per un
altro restauro; nel 1631, con l'intento di alzare la torre e di
rifare il pavimento interno. Fu fatto solo il pavimento. La facciata
risente, più delle altre parti, del restauro dell'inizio del secolo
scorso. Ed è comprensibile, se si pensa ai rimaneggiamenti
seicenteschi che ne avevano radicalmente alterato l'aspetto, fra
l'altro facendone diventare il profilo a capanna. Oggi si presenta
divisa in tre scomparti da larghe lesene piane, che lasciano
trasparire all'esterno la larghezza delle tre navate interne.
L'altezza delle navatelle interne è pure recepibile dal profilo a
salienti interrotti. La parte centrale è più alta di quelle
laterali. In queste ultime trovano posto due monofore a doppio
strombo, a piano piatto e con feritoia a sezione tonda (a sinistra)
e sezione quadra (a destra). I portali sono due: uno centrale,
ampio, strutturato con sistema trilitico con monoliti e con
lunettone superiore; l'altro molto più piccolo, a destra,
archivoltato e formato da due spalle monolitiche e da tre
monoblocchi formanti l'arco (quello centrale con l'interessante
forma romboidale). Nel lunettone centrale è stato inserito in epoca
recente un bassorilievo raffigurante l'Agnello, proveniente da
un'antica costruzione delle vicinanze. La muratura è a conci
regolari ma di diverse dimensioni, connessi con poca malta,
collocati in corsi orizzontali con inserimento di blocchi verticali.
La torre campanaria costituisce un elemento architettonico
piuttosto imponente rispetto alla chiesa. La muratura è a conci
piuttosto irregolari nelle compagini centrali, mentre più squadrati
sono i conci relativi alle testate angolari e in sommità. Su tutta
la superficie sono presenti i caratteristici fori lasciati dalle
impalcature durante la costruzione. Le aperture sono, nella parte
inferiore, limitate ad alcune strette feritoie strombate solo
internamente e alla porticina ad arco per l'accesso alla cella
campanaria. Nella parte superiore vi sono quattro grandi aperture a
trifora con arco di scarico. Le colonnine di divisione sono frutto
di restauro. Ricostruita con pezzi originali recuperati è invece la
trifora del lato a ovest. Il cono cestile di copertura fu rifatto
integralmente nel 1910-1911 in mattoni sagomati di terracotta. Esso
è attorniato sui quattro spigoli da altrettanti pinnacoli.